La classica Playlist di Natale

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Miei cari,

siccome questo è sempre il blog della Rockeuse (!) e la musica rimane, nonostante tutto, una delle mie più grandi passioni, poteva mai mancare la classica playlist natalizia? NO, vero?!

Quindi, bando alle ciance e iniziamo!

1 . Elio e Le Storie tese – Christmas with the yours. Non poteva certo mancare questa grande hit dei mitici Eli, un classico intramontabile di ogni Natale, waiting for Santa and for Claus.

2 . Julian Casablancas – I wish it was Christmas today. Lo sapete, io amo Julian credo dal liceo o comunque, da quando gli Strokes sbarcarono su Mtv Italia ma non erano ancora così famosi. Quindi ogni anno mi sento questa canzone immaginando che al posto degli zampognari io possa incontrare il buon Julian che la canta per strada, magari in via Scarlatti a Napoli con gli altri ragazzotti con la chitarra.

3. Lilly Meraviglia – Merry XCash. Ho scoperto solo ultimamente questa canzone della youtuber Lilly Meraviglia e mi è subito piaciuta perché oramai lo sapete, per il trash ho il lanternino, quindi se cercate una canzone divertente ma che non impegna (!) questa potrebbe fare al vostro caso.

4. Immanuel Casto&Paolo Tuci – A pecorina nel Presepe. Chi mi conosce lo sa: amo il Casto Divo. Per questo motivo, non posso mai esimermi dall’inserire in ogni mia playlist natalizia questa magica canzone del divo!

5. Bobby Helms – Jingle Bell Rock. Avrete tutti sentito la canzone “Jingle Bell rock” e questa è la sua versione originale (o almeno, dovrebbe essere) della seconda metà degli anni Cinquanta. E’ adorabile quasi quanto la versione di Mean Girls con Lindsay Lohan quando ancora stava bene (!!!)

 

 

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Natale, ritorni, novità tutto in un solo post

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Miei cari,

non è possibile che sia passato più di un mese dal mio ultimo post… ma è così! E’ assurdo e prometto che in questo dicembre sarò più costante, anche se siamo già al dieci e pazienza. Ma giuro che ho una buona giustificazione per tutto questo.

In questo preciso istante, in realtà, ho un piccolo malore di cui non posso parlarvi da quando purtroppo questo blog non è frequentato solo da chi mi vuole bene ma anche da gente che INSPIEGABILMENTE non mi sopporta (si, lo so, è assurdo: io non faccio male a nessuno, ho anche una vita mediamente infelice, insomma più che altro credo di generare compassione… non certo antipatia ma vabbè, il mondo è malato, lo sappiamo).

Al solito, andiamo per gradi:

  • Ho perso e ritrovato un lavoro. Nel senso che avevo un nuovo lavoro, che poi ho perso in circostanze misteriose (se volete, ve ne parlerò) ma poi fortunatamente ne ho trovato un altro, alla faccia di chi ci vuole male (!)
  • Dovendomi adattare a nuovi ritmi e nuove sfide, ovviamente ci sto perdendo un po’ di tempo e quindi a volte mi ritrovo abbastanza distrutta di sera, con poca voglia di fare in linea generale, quindi mi auguro di recuperare un po’ di energie strada facendo, quando le acque si saranno calmate.
  • Non ho fatto alcun regalo di Natale e me ne vergogno, spero di recuperare. Almeno ho qualche (spero buona) idea in proposito!
  • La mia dolce e cicciosa bambina sta abbastanza bene. Certo è dura correre qui e li per accompagnarla a scuola e poi andare al lavoro, lottando col centro storico, la ztl e il traffico umano di Napoli ma ce la possiamo fare o meglio, come dice mio cugino “DOBBIAMO FARCELA!”
  • Ho avuto un piccolo infortunio alla spalla che mi ha precluso la palestra ma ora voglio tornare più forte che mai e si spera, più tonica.
  • Sto sempre cercando casa ma non temete, la troverò! E vorrei anche una macchina, già che ci sono. Fortuna che il 24 notte arriva Babbo Natale e magari mi accontenta lui, non si sa mai.
  • Ho visto la serie tv Baby che mi ha un pochino deluso. Voi l’avete mica vista?
  • Ho scoperto che l’olio al mallo di noce (quello solare comunque) quando è scaduto diventa ottimo per lucidare il legno! Provare per credere.

 

E voi? Aggiornatemi!

 

 

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Il momento in cui ho capito che nessun genitore è perfetto

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Sarà strano ma il momento in cui ho capito che nessun genitore è perfetto io ero ben lungi dall’essere madre, perché ero una figlia, eppure mi fu chiaro e palese il fatto che nessun genitore avrebbe mai potuto coltivare quell’ambizione.

Avevo credo 14, 15 anni, ero al ginnasio. Stavo preparando il mio vecchio trolley nero per partire per la gita scolastica e ovviamente, ero molto, molto eccitata all’idea. Non ricordo di preciso che cosa ci avessi infilato dentro, forse era una asciugamano (sono la mia fissa, io per il viso ho sempre usato solo le mie, possibilmente di microfibra) ma comunque mia madre non voleva che la portassi con me e ingiustificatamente, iniziò ad inveirmi contro. Non contenta, telefonò a mio padre – i miei sono separati da tantissimi anni – e gli intimò di farmi una cazziata per questo motivo e purtroppo lui, sempre stato molto disattento sull’impostazione del rapporto con la prole, si lanciò immediatamente in urla ed improperi al mio indirizzo.

In un primo momento rimasi chiaramente sconvolta, anche perché non avevo questo grandissimo rapporto di fiducia con mia madre, anzi ma poi, pensandoci su, mi dissi innanzi tutto che non sarei mai e poi mai diventata come lei, come loro, perché ci metto anche mio padre, pronta ad aggredire senza un valido motivo ma soprattutto, capii che lo facevano perché non erano persone e conseguenzialmente genitori perfetti e probabilmente, non riuscivano a capirmi (e forse nemmeno ci provavano… ma questa è un’altra storia).

Anche se ho una figlia anche io, al momento lei non ha ancora di questi problemi, però sono convinta che mai l’aggredirò aggratis, senza farle spiegare le sue motivazioni, un po’ perché a me piace ascoltare, un po’ perché spero di allevare un essere umano degno e capace di argomentare determinate scelte. Certo, sono anche convinta di non essere perfetta e in realtà nemmeno ambisco alla perfezione, che non è di questo mondo. Quello che vorrei fare è cercare di imparare dagli errori fatti con me e anche quelli miei fatti in passato, sebbene sappia che questo non mi metterà in salvo dallo sbagliare comunque. Ma non dirò mai di non averci almeno provato.

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Buon Halloween!

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Dalla streghina più piccola e pulciosa del mondo!

(da notare i collant glitter)

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Urban witch make up look

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Miei cari,

era un po’ che non postavo qualche mia opera di make up (chiamale opere) quindi eccoci qui. Sapete quanto io ami Hallowe’en e quanto mi senta una strega (una di quelle sfigate sostanzialmente), motivo per cui ho deciso di proporre un look da “strega urbana“, cioè a dire un make up dedicato a chi ama i rossetti scuri e non sa come abbinarli.

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Come potete vedere, si tratta di un trucco molto semplice, il cui focus sono le labbra e che potete fare con poche mosse anche al mattino, se siete amanti delle labbra strong a tutte le ore.

Base:

  • Fondotinta Pure Light Yves Rocher
  • Correttore Luminous Concealer Purobio n.2
  • Cipria Nabla (Baking e setting powder)
  • Blus Neve Cosmetics in cialda (non ricordo quale fosse, è una vecchia collezione, comunque era rosso scuro)
  • Illuminante – Nabla illuminante compatto Savage

Occhi:

  • Base ombretto Purobio
  • Dalla palette “Soft Glam” di Anastasia Beverly Hills: Tempera (su tutta la palpebra), Burnt Orange (nella piega, come colore di transizione), Sienna (nella parte terminale dell’occhio, giusto un pizzico)
  • Matita-Eyeliner Chanel Stylo Yeux Waterproof “Revelation” sulla rima estera superiore e inferiore
  • Matita Avorio Neve Cosmetics/ Liquirizia (rima interna inferiore e superiore della palpebra)
  • Mascara Babyroll Maybelline

Bonus: Sopracciglia – Rimmel – Matitone Sopracciglia tonalità Media

Labbra:

  • Matita Labbra Rimmel 1000 kisses tonalità Cappuccino
  • Tinta Labbra L’Oreal Les Chocolates – Cacao Crush

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Sulla tinta vi dico che ha un profumo fortissimo di cioccolato quando la si indossa, salvo poi sparire quasi subito dopo, appena si asciuga la tinta. E’ veramente durevole, anche se si mangia, fuma e compagnia cantante, infatti armatevi di pazienza quando poi volete struccarla. Anche se è una tinta, fortunatamente non secca eccessivamente le labbra.

 

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Playlist autunnale – top 5

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Miei cari,

iniziamo in musica la settimana con una bella sferzata – si spera – di energia. Quindi eccovi la playlist dell’autunno 2018, per ballare, anche un po’ a tema horror visto che Halloween sta arrivando!

1 – Immanuel Casto – Goodbye Milano. Nelle mie playlist, come sapete, non può mai mancare il Casto Divo, quindi non ho potuto far a meno di inserire qui la sua nuova hit dedicata a Milano e ai miei tanti amici che vivono nel capoluogo lombardo (che tra l’altro a me piace tantissimo!)

2 – Blue Oyster Cult – Don’t fear the Reaper. Questa è una vecchia canzone in realtà, che ho scoperto grazie ad American Horror Story. In realtà non è propriamente horror, quindi niente paura, però è proprio bella, melodica ma anche un po’ rock old school come piace a me.

3 – The Smashing Pumpkins – Silvery Sometimes (Ghosts). Vi dirò: non sono mai stata una grandissima fan degli Smashing, anche se apprezzo molto Melissa Auf Der Maur, però mi sono lasciata volentieri tentare da questo nuovo album (Shiny and oh so bright) uscito nel 2018 e questa canzone che nonostante il titolo non incute grande timore – anzi- mi è piaciuta molto, quindi eccola qui in playlist tutta per voi.

4 – Bobby Picket – The Monster Mash. Sono certa che se la ascoltate, vi renderete conto di conoscere questa canzone, che è un must in ogni mio Halloweeen. Il suo ritmo molto anni Sessanta e Swing la rende assolutamente adorabile e vi fa venire voglia di ballare anche se come me adesso siete seduti alla scrivania. Un evergreen.

5 – Ella Fitzgerald – Stormy Weather. Questa è una canzone che amo molto e mi ha fatto conoscere secoli fa il mio papà, grande amante del jazz. E’ una canzone d’amore, però parla anche di un tempo di tempesta, quindi mi viene sempre in mente quando piove, specie in momenti di allerta meteo del sindaco Gigino de Magistris che fa chiudere tutte le scuole, mentre quando andavo a scuola io non chiudevano nemmeno se c’era una bufera di neve.

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Tutti vogliono frequentare Medicina (Ma davvero?)

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Miei cari,

negli ultimi giorni avrete probabilmente letto la querelle sull’abolizione del numero chiuso alla facoltà di Medicina e Chirurgia, questione che si dibatte in realtà da parecchio tempo. Se avete qualche amico-parente medico sui 60 anni, probabilmente saprete che un tempo questa facoltà non richiedeva un test di accesso, che fu introdotto nella seconda metà degli anni Ottanta (correggetemi se sbaglio) proprio per garantire a chi si iscriveva a questa facoltà di avere una buona possibilità di accesso al mondo del lavoro ma soprattutto un buon livello di istruzione, dal momento che un elevato numero di studenti rende difficili le lezioni, i laboratori e in generale, può compromettere una buona preparazione.

Entrare a Medicina è sicuramente complicato ma non impossibile e la stessa esistenza del test scoraggia già parecchi, persone, ragazzi, che magari non sono necessariamente troppo ignoranti per provarci, anzi ma magari hanno scarsa autostima o semplicemente paura. Allo stesso modo, non è detto che chi non entra immediatamente sia incompetente, perché molti sono i fattori che possono incidere sul buon esito di un test, come la già citata paura, la tensione e via discorrendo. Insomma, magari il potenziale c’è però non tutti siamo capaci di esprimerlo allo stesso modo.

Conosco infatti gente che è entrata dopo aver tentato i test tre volte ma è un ottimo medico, così come persone che sono entrate subito da cui però non mi farei sentire neppure le spalle,  così come gente che ci ha messo 10 anni a laurearsi però è un buon professionista e chi magari ce ne ha messi meno ma non è poi questo granché. Perché a parer mio il discorso non è tanto entrare ma superare gli esami, arrivare appunto alla laurea, che poi è il traguardo. Entrare in una facoltà piuttosto che in un’altra non significa certo avere la laurea in tasca.

Il discorso del lavoro, poi, è sicuramente un altro paio di maniche. Ci sono tanti medici disoccupati in giro, forse meno degli avvocati ma esistono. Non sarebbe quindi meglio concentrarsi sulla piaga della disoccupazione prima di accrescerla ulteriormente? E non mi riferisco – purtroppo – solo alla sanità ma a tutti i settori in cui trovare lavoro diventa ogni giorno più un miraggio.

Che ne pensate? Ditemi la vostra!

 

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I social e i fatti tuoi, che interessano fino a un certo punto

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Miei cari,

ieri, mentre vagavo sul social network blu in un momento di stipsi profonda, come spesso accade (perdonatemi il francesismo ma sappiamo tutti che è vero, specie chi come me ha oggettive difficoltà in questo senso), mi sono imbattuta nel post di una specie di collega che mi ha lasciato un po’ perplessa.

Il collega, brav’uomo, come me si occupa di comunicazione, anche ad un buon livello – non come me – e per questa motivazione, utilizza i suoi canali social anche come strumento lavorativo, come spesso fa chi con questo settore prova a pagare le bollette e l’affitto di casa. Ebbene, tra un post dell’evento tal dei tali, del libro di Vattelapesca e quant’altro, questo ci ha infilato in modo pedestre anche un post riguardo alla fine della sua relazione amorosa, in cui decantava le gioie dell’essere single e del poter fare tutto ciò che si desidera senza dover rendere conto a nessuno.

Ora, la mia domanda è stata: ma a me che – come tanti – lo leggo per motivi prettamente lavorativi…che interessa di cosa fa nel privato? Se è single, fidanzato, ha la comare?

E’ qualcosa che dico anche a me stessa: sui social molti mi seguono per il mio lavoro, quindi magari vogliono essere aggiornati su una situazione/evento/qualcosa di cui mi sto occupando in un determinato frangente, quindi con gran probabilità sono scarsamente interessati ai lati più intimi e personali della mia vita.

Credo che in molti non abbiano pienamente compreso il potenziale dei social network e soprattutto, quello che conviene condividere o meno, in particolar modo se si tratta di chi li utilizza anche come una sorta di portfolio virtuale o comunque anche a scopo lavorativo. In soldoni: se uno vi segue perché postate musica trash d’antan e gli piace un determinato contenuto, non è detto che sia anche interessato alle vostre peripezie sentimentali o a cosa avete mangiato a pranzo, a meno che non siate anche food blogger.

Questo senza pensare che fotografie postate, magari poi cancellate, elucubrazioni varie o giuramenti d’amore eterno, spesso sono buone a scatenare solo voyeurismo da mero inciucio. Senza contare che poi, quando queste love stories o i periodi depressivi finiscono perché si sono scoperte le gioie del Lambrusco, tutto questo può rimanere a imperitura memoria e mercé di chiunque, scatenando forse solo ilarità se non mestizia.

Sull’amore, io vorrei aggiungere anche una cosa: forse io frequento e conosco solo brutta gente ma se potessi avere 1 euro per ogni volta che ho letto post d’ammore imperituro, foto poetiche corredate da citazioni di Kant e Alda Merini ad opera di gente fidanzata-sposata – in procinto di nozze che poi, appena voltato l’angolo, si buttava a provarci anche con i bidoni dell’umido, al momento sarei ricchissima. Questo perché lo sapete, l’amore non si dimostra in rete ma nella vita vera e su questo non ci piove.

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5 modi per affrontare bene il lunedì

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Miei cari,

è lunedì e lo sappiamo, siamo tutti avviliti. Ma non temete, ho stilato questa piccola classifica con cui io affronto – o almeno ci provo – con positività tutte le mie settimane, anche se piove o sono depressa. Devo dire che il più delle volte funziona, per cui eccomi qui a condividerla con voi.

1 – Iniziare con gusto. Iniziate la giornata con una cosa che vi piace, concedetevi una piccola briochina a colazione ad esempio oppure i vostri biscotti preferiti. Anche se siete a dieta, cercate comunque di mangiare una cosa che vi fa gola, vi aiuterà a iniziare col passo giusto la giornata.

2 – Un po’ di musica. Mi piace sempre prepararmi (lavarmi, truccarmi, vestirmi) ascoltando un po’ di musica o la radio e il lunedì metto sempre su una playlist con le mie canzoni preferite o uno dei dischi che amo di più e la giornata poi quasi sempre mi sorride.

3 – Motivazione. Cercate una motivazione, anche piccola, per svoltare in chiave positiva la giornata. Potete cercare una motivazione nello stabilire un traguardo anche piccolo giorno per giorno (ma anche semplicemente l’arrivare incolumi a fine giornata per bere una birra), poco importa, quel che conta è lo spirito con cui si affronta la giornata e soprattutto, il cercare di non farsi abbattere.

4 – Un po’ di tempo (per se stessi). All’interno della giornata, ricavate sempre un po’ di tempo per voi, che sia per andare un’oretta in palestra oppure per fare una breve passeggiata o leggere qualche pagina di un libro. Aiuta a ricaricarsi e riduce lo stress.

5 – Una buona azione. Ne andrebbe fatta una al giorno ma comunque è una buona abitudine iniziare la settimana con una buona azione: farà girare il vostro karma e vi farà sentire migliore, senza contare che spesso fare un bel gesto è gratis!

 

 

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Chi ha paura della felicità?

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Qualche giorno fa mia sorella, chiacchierando credo con mio cugino, ha detto una frase che mi è rimasta impressa e che proverò a riportarvi:

“A volte, anche se siamo felici, è come se inconsciamente facessimo qualcosa per distruggere tutto, non perché non vogliamo esserlo ma perché crediamo di non meritare questa felicità”

Ebbene, mi ha colpito perché pensandoci, credo abbia veramente ragione. Non so dove l’abbia letta e ovviamente, non credo che valga per tutti – fortunatamente – ma per noi un po’ maniaco-depressi, quelli per cui lo spleen è uno stile di vita… beh, per noi probabilmente vale, perché siamo i migliori sabotatori di noi stessi. O forse perché ci piace troppo lamentarci?

Fateci caso: quando le cose sembrano andarci abbastanza bene, quindi abbiamo trovato un lavoro, magari una persona che ci vuole bene oppure un minimo di stabilità, talvolta facciamo di tutto per distruggere quello che abbiamo creato e ritrovarci come al solito nei guai o comunque, in una situazione scomoda. Ovviamente non lo facciamo in modo veramente conscio, o meglio, ce ne rendiamo conto fino ad un certo punto, eppure succede.

Ma perché non ci meritiamo di essere felici? Pensiamo davvero questo? Perché non possiamo essere come tutti e goderci semplicemente l’attimo, sperando ovviamente che duri, senza fare dietrologie e pensare che proprio no, non siamo fatti per essere felici? Che poi, non è vero. Tutti abbiamo diritto alla felicità, certo, a meno che non siate pluriomicidi, disgraziati senza rimedio ma questi sono casi estremi. Tendenzialmente, tutti i nostri cuoricini dovrebbero avere il proprio posto al sole.

Allora, una volta tanto, prima di rovinare tutto, di autosabotarci, rimaniamo qualche minuto a riflettere, a pensare. Quella scenata è necessaria? Pensare che tutto tanto andrà male comunque a chi è utile? Cambierà veramente il corso degli eventi o attirerà solo eventuali altre sfighe?

No, vero?

Io, voi, noi tutti possiamo e dobbiamo essere felici. Ricordiamolo sempre.

 

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